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Abusi sessuali adolescenza

 

Se ne parla ancora poco, forse troppo poco, ma ci sono anche ragazze che compiono abusi sessuali sui coetanei maschi: di questo si è occupato un recente studio, pubblicato sul numero di Dicembre del Journal of Sexual Medicine.

Le ragazze “sex offenders” sono sicuramente meno comuni dei loro coetanei maschi, ma essendo anche così poco studiate, forse il loro numero è sottostimato. La pensa così Cecilia Kjellgren del dipartimento di psichiatria infantile e adolescenziale presso la Lund University, che ha condotto la ricerca.

Kjellgren e colleghi hanno utilizzato i dati di uno studio svedese condotto negli anni 2003 e 2004 nel quale vennero raccolti dei dati relativi a 5.059 ragazzi di terzo superiore (17-20 anni), residenti in alcune città della Norvegia e della Svezia, attraverso dei questionari anonimi.

I questionari furono compilati durante l’orario scolastico e riguardavano domande sul consumo di alcol e droghe, comportamenti sessuali, rapporti familiari e tendenza a credere ad alcuni pregiudizi, come gli stereotipi relativi alle differenze di genere e il comune “mito dello stupro” (la convinzione che “il sesso sia più eccitante se la ragazza resiste alle avances”  o che “una ragazza che va a casa di un ragazzo dopo il primo appuntamento vuole fare sesso con lui”).

Gli studenti risposero anche a domande simili a questa: “Hai mai chiesto a qualcuno, o spinto o obbligato qualcuno a masturbarsi, ad avere rapporti di sesso orale o anale, o rapporti sessuali completi”? Le risposte affermative a questa domanda sono state così definite “sesso coercitivo” e fatte ricadere sotto l’ombrello dell’abuso sessuale. Il genere sessuale delle vittime non veniva specificato nei questionari.

Delle 4.363 studentesse che completarono il questionario in misura tale da poter essere incluse nell’attuale studio, lo 0,8 per cento ammise di aver obbligato qualcuno a fare sesso. Le differenze di genere sono state rilevate solo per il sotto-campione dei 124 studenti svedesi, che ammisero tale comportamento: 23 erano femmine e 101 maschi.

Tra questi adolescenti, “le ragazze costituiscono un quinto del totale di persone che abusano sessualmente di coetanei” ha detto la Kjellgren. Questo numero appare molto più alto di quello presente nei report della polizia o dei servizi sociali, dove le donne sembrerebbero essere solo l’1 per cento.

“Alle autorità viene in realtà riferita solo una minoranza di casi, che rappresentano la punta di un iceberg” ha specificato la ricercatrice, che ha messo a confronto le caratteristiche delle ragazze abusanti con quelle delle ragazze che avevano problemi di comportamento, ma non sessuali (ad esempio comportamenti aggressivi), per capire quali fossero i fattori di rischio specifici per gli abusi sessuali.

Ne emersero parecchi. Sia per i maschi che per le femmine i più coinvolti negli abusi sessuali erano quei soggetti che avevano più pensieri e fantasie sessuali. Un altro fattore di rischio era l’accettazione dello stereotipo più su definito come “mito dello stupro“, anche se questo mito in genere coinvolge i maschi nel ruolo dello stupratore e le ragazze nel ruolo delle vittime. La Kjellgren sospetta che la colpevolizzazione della vittima, tipica di questi miti, serva per giustificare la coercizione sessuale, a prescindere dal sesso della vittima. “Quando fai qualcosa che non va, hai bisogno di trovarti delle scuse”, dice la ricercatrice; e questi pregiudizi sul ruolo della vittima servono per giustificare i comportamenti di abuso.

Avere amici che guardano molta pornografia violenta” è risultato un altro fattore di rischio per le sex offenders donne, anche se loro stesse, a loro dire, non guardavano la pornografia con la stessa intensità e frequenza dei loro amici. (E’ probabile tuttavia che le ragazze abbiano mentito sul numero di ore trascorso a vedere il porno, perché dire che lo fanno i propri amici è una cosa più facile da ammettere in un questionario).

Va detto, avvertono i ricercatori, che lo studio non prova direttamente che la visione di pornografia in un determinato circolo di persone provochi direttamente gli abusi sessuali, poiché in realtà vi sono molte variabili che dovrebbero essere considerate, per essere sicuri che vi sia un tale legame diretto. Molti spettatori abituali di pornografia fra i teen agers non appaiono mentalmente disturbati, è stato specificato.

“Vi possono essere molti fattori che si influenzano a vicenda” hanno concluso gli studiosi. “Guardare molto porno accende ad esempio le fantasie sessuali, ma si può guardare molta pornografia perché si hanno molte fantasie sessuali”.

Chi tende ad abusare sessualmente di altre persone ha in genere avuto scarse cure parentali, maggiore consumo di alcol e partners sessuali, rispetto ad adolescenti che non avevano problemi comportamentali. Spesso essi erano stati a loro volta vittime di abusi sessuali. I perpetratori di abusi sessuali in età adolescenziale non hanno mostrato però livelli più elevati in alcuno di questi fattori, rispetto ai ragazzi con problemi comportamentali non-sessuali, così che questi fattori di rischio non sono stati considerati specifici dell’abuso sessuale.

Questo studio si basa su soggetti scandinavi, ma altri studi americani del 1996 e 1997 hanno scoperto che erano tra lo 0,8 e l’1,3 per cento le ragazze fra il nono e il dodicesimo anno di scuola superiore che avevano forzato qualcuno a fare sesso contro la propria volontà e dunque potrebbero essere generalizzati.

Circa il 10 per cento dei giovani ragazzi studiati per la ricerca hanno abbandonato la scuola prima del terzo anno di scuola superiore. Si tratta di una percentuale minima rispetto ad altri Paesi, ammette la ricercatrice, ma va detto che lo studio non include questi soggetti, che potrebbero più degli altri essere sia vittime che soggetti attivi negli abusi sessuali.

Gli studiosi suggeriscono, in conclusione, di dare la giusta importanza ad un adolescente che commette abusi sessuali su un coetaneo: quella potrebbe essere solo la sua prima volta.

Fonte:

Sexual Abuse By Teen Girls Likely Underreported, Live Science