• Giornata di sensibilizzazione: 25 Giugno 2022 Disturbi mentali durante e post Pandemia - Vi aspettiamo sabato 25 Giugno presso Antica Taverna a Villamaina h. 17:00 Intervengono Dott.ssa Linda TEDESCO@ Psicologa Psicoterapeuta_ il Dott. Davide BENVENUTO@ Psicologo - Saluti - Sindaco di Villamaina - Prof. Nicola TRUNFIO@; - Rocio BADILLO@ - Presidente Ass. Agorà; - Tiziana MENINNO@ - Presidente Fidapa; - Modera Gilda Notaro@ Educatrice - Giornata informativa e di sensibilizzazione sui disturbi psicologici che si sono acutizzati nel periodo della pandemia, un confronto con... More →

Mio figlio è stato bocciato. Cosa faccio?

Davanti alla bocciatura dei figli disperarsi, accusare e recriminare è dannoso mentre serve andare avanti per superare l’evento: ecco come

 

La bocciatura dei figli fa sempre male

Forse eravate preparati, dopo un anno costellato da richiami degli insegnanti, discussioni con i vostri figli, risultati inappellabili. Eppure, quando la bocciatura arriva, è difficile mantenere un atteggiamento equilibrato, valutare con serenità quello che in realtà è solo un dato di fatto da cui ripartire e non un dramma su cui recriminare. Nascono dubbi, si affollano domande che coinvolgono non solo il rendimento scolastico, ma tutta la famiglia.

Come reagiscono i figli e perché

- Quando minimizzano: il colpo è stato più forte di quanto ammettano

Vi sembra che l’abbiano presa fin troppo bene e, se sollecitati sull’argomento, alzano le spalle e buttano lì frasi fatte, come a dire: che diamine, in fondo è solo una bocciatura! Non identificarsi a 360 gradi negli “sconfitti” e non ridondare su un evento che non si può cambiare, di per sé, è sano. Ma in alcuni casi la reazione dei figli alla bocciatura è forzata. Hanno bisogno di metabolizzare un colpo che in realtà non li ha lasciati indifferenti. State loro vicino: in alcuni casi, quando fingono indifferenza, occorre aiutarli a trovare qualcosa che merita attenzione, passione, impegno, diventa più arduo.

- Quando se ne vantano, facendo i bulli coi compagni: autostima in calo

Non solo ostentano menefreghismo per la bocciatura, ma ne fanno una sorta di medaglia al valore, da esibire agli amici. Questa è una reazione da considerare con attenzione, perché chi fa il bullo, quasi vantandosi, ha un inizio di disistima.  Significa che in realtà si è identificato nell’”incapace” o “perdente” ma, non riuscendo ad affrontare il problema della sconfitta, cerca di trasformarla in un valore. La sua però è una recita. Se è la prima volta che manifesta questo atteggiamento, mostrategli il peso che comporta rivestire i panni del leader negativo: cosa dovrà inventarsi ancora, poi, per tenere la posizione? Non fatevi trarre in inganno dalla sua strafottenza e aiutatelo ad affrontare gli ostacoli del dopo.

- Quando sono sconvolti: il loro mondo è crollato

Non se ne fanno una ragione, ripetono che non se l’aspettavano, che non lo meritavano e somatizzano il malessere perdendo il sonno o dormendo troppo, cambiando stile alimentare e manifestando pensieri distruttivi o autolesionisti. È bene mantenere un atteggiamento vigile ed equilibrato, evitando sia di banalizzare i sintomi, sia di portarli subito dallo psicologo o dal medico. Cercate di capire che cosa li sconvolge: aver perso l’anno o i compagni o la stima di sé? Se li spaventa il fatto che niente sarà più come prima, aiutateli a guardare con meno diffidenza i cambiamenti che dovranno affrontare: un ambiente diverso e nuovi compagni non  impediranno di mantenere un filo di continuità coi vecchi amici di scuola e le abitudini.

Quando si vergognano: temono il giudizio altrui

In questo caso la preoccupazione dei figli sembra essere che non si divulghi la notizia e raccontano una versione “corretta” dei fatti;  in più hanno fretta di recuperare l’anno facendo il biennio, per liberarsi dall’etichetta di ripetenti.Che il mondo adulto sia un modello del “purché non si sappia in giro”, non è una novità. Se i vostri figli l’hanno fatto loro, potete aiutarli a considerare che nascondere la verità per proteggere la propria immagine, alla lunga, non paga. Che si confidino con le persone per loro importanti: sperimenteranno la solidarietà autentica degli amici veri.

Cosa devono fare i genitori

I comportamenti e le contromisure da adottare in caso di bocciatura non possono essere generalizzati e uguali per tutti i figli. Le strade possibili sono diverse.

Optare per il biennio

Sono i figli a decidere, ma devono essere molto motivati a farlo e avere come principale interesse quello di recuperare l’anno. Dovranno cambiare istituto e impegnarsi davvero molto. Non forzateli se non ne vogliono sapere, o rischierete di bissare il risultato di quest’anno.

Ripetere l’anno

È una decisione da prendere, in accordo con gli insegnanti e con i  vostri figli, se ritenete che un anno in più possa giovare per riempire le lacune che quest’anno hanno provocato la bocciatura.

Cambiare indirizzo scolastico

Iscriverli a un’altra scuola alla cieca, alla ricerca di qualcosa di meno impegnativo, non solo non garantisce risultati migliori, ma rischia di aumentare la frustrazione. Provate però a chiedervi se per caso avete trascurato di valutare quello per cui sono più portati, le abilità che possiedono, le attività che riescono spontanee. Fatelo insieme a loro e se trovano qualcosa di appassionante, lasciate che seguano questa strada. Mettete da parte i vostri desideri o quello che voi vorreste che facessero. Talvolta, dietro scelte sbagliate di scuola, ci sono le pressioni dei genitori. Ma questo vale sia quando si sceglie un indirizzo per la prima volta, sia quando lo si cambia.

Lasciare la scuola

È un’opzione estrema, da valutare con attenzione anche se i figli sembrano non volerne più sapere di studiare. Non tanto perché debbano raggiungere forzatamente il diploma, ma perché rischierebbero di perdersi, in assenza di un’alternativa da praticare. Se è possibile inserirli in un contesto lavorativo, è un’ipotesi da vagliare; se questa alternativa non esiste, allora è meglio che resti nell’ambito scolastico, un contesto di coetanei meno allo sbando di quelli che potrebbe frequentare fuori, lontano dai circuiti del lavoro e della scuola.